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Dott.ssa Antea Zenato

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La pandemia e gli adolescenti

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Come sono cambiati gli adolescenti di oggi e come possiamo aiutarli?

Il 2020 è stato un anno ricco di cambiamenti da ogni punto di vista ma uno in particolare ha rivoluzionato la vita di moltissime persone.

1. Inizio pandemia

Il 23 Gennaio 2020 la provincia cinese di Wuhan identifica una tipologia di polmonite mai riscontrata prima di allora.

Il 30 Gennaio l’OMS dichiara l’esistenza del COVID19 e l’imminente stato di pandemia ossia un’epidemia che, nel giro di poco tempo, si diffonderà in tutto il mondo.

In questi due anni abbiamo sentito tante notizie sul covid, gli scienziati hanno scoperto come questo virus, dopo una prima fase iniziale sostituiscono la precedente: è un virus così strano che ci pone continuamente di fronte a sfide.

2. Conseguenze della pandemia negli adolescenti

Ricordiamo tutti che per moltissimo tempo ci è stato chiesto di isolarci, avere contatti strettamente necessari ed evitare coloro che non fossero familiari.

Tutte queste rinunce e sacrifici hanno chiesto il pagamento di un prezzo altissimo soprattutto per i giovani ed in particolar modo per gli adolescenti.

Qualcuno potrebbe ribadire che a tutti è stato chiesto di chiudersi in casa ed avere contatti limitati quindi che male può aver fatto agli adolescenti? A loro è stato chiesto di rinunciare alla socializzazione, all’incontro “fisico” potenziando quello “virtuale”.

Un adolescente nel pieno della sua evoluzione da bambino a uomo o donna, ha bisogno di presenze vere, di contatto umano per potersi definire e delineare così la sua personalità.

3. L’importanza della socializzazione

La socializzazione che è stata tolta agli adolescenti ha sicuramente portato conseguenze quali: isolamento sociale e mentale; chiusura e timidezza; caduta dell’autostima; incapacità di trovare il proprio posto nella società; difficoltà di conoscere di sé stessi e affermare il proprio io; difficoltà a definire e riconoscere i propri interessi.

Queste sono solo alcune delle conseguenze che si manifestano e che anche preoccupano un genitore che chiede un colloquio con un esperto per avere dei consigli e trovare strategie per uscire da questa empasse.

4. Il ruolo del pedagogista

Nel mio lavoro di pedagogista clinico, ogni giorno mi interfaccio con ragazzi arrabbiati, frustrati che si sentono stupidi e impotenti rispetto la loro stessa vita.

Quando un genitore mi descrive la situazione in cui versa il proprio figlio, mi si stringe il cuore ogni volta: avverto preoccupazione e paura.

Gli adolescenti oggi, hanno paura di loro stessi e sono anche fortemente arrabbiati perché non vivono il confronto con l’altro, l’amicizia in presenza, hanno perso la socialità, ormai tutto è social, la loro vita è affidata ad un telefonino o ad un tablet.

L’adolescenza è un momento magico, si scopre l’altro, l’affettività, la gioia della condivisione di un successo o la tristezza di un insuccesso… Ebbene, agli adolescenti attuali tutto ciò è stato tolto perché ha condizionato moltissimo le vite di tutti noi e degli adolescenti in particolare.

A questi ragazzi è stata tolta la socializzazione perché è pur vero che social oggi hanno rivoluzionato e aiutato le vite di molti ma le hanno anche impoverite. Gli adolescenti necessitano di amore, serenità, empatia, sintonia, il sostegno, confronto, comunicazione.

La comunicazione, la parola, sappiamo essere il centro di qualunque esperienza umana: è espressione, è apertura, è connessione.

Il potere evocativo della parola, è fondamentale nella vita di ognuno di noi. Un ragazzo vive il passaggio dall’infanzia all’adolescenza chiudendosi in se stesso, non sa bene che cosa gli sta succedendo, vive una situazione di disagio.

5. Come far socializzare un adolescente post pandemia

Il disagio che l’adolescente post Covid sta manifestando è quello di chi non sa più stare con gli amici, non sa più chi è senza mascherina, ha paura di farsi vedere e di essere visto; ha paura del confronto con l’altro che “conosceva” quasi prettamente virtualmente

Mi sento di affermare che questa pandemia ha dato origine ad una situazione senza precedenti; gli stessi adulti ed in particolar modo i genitori sono impreparati nell’affrontare tutto ciò.

È pur vero però, che i più disarmati sono i pre-adolescenti e gli adolescenti che non sanno dare un nome al loro malessere generale; essi dovrebbero essere supportati da uno specialista, nella fattispecie un pedagogista, che li potrebbe aiutare a dare un nome a queste emozioni evitando in un futuro prossimo di essere persone fragili ma, al contrario, diventare adulti responsabili che sanno affrontare situazioni di emergenza.

La più penalizzata in questa situazione è stata la scuola che ha dovuto reinventarsi e costruire letteralmente dall’oggi al domani una didattica nuova con programmi e modalità…vecchie!

La scuola in presenza offriva il confronto con un pari, il ragazzo si vede e si rispecchia nell’altro suo pari, la socializzazione che offre la scuola è unica perché a prescindere dalle capacità, abilità e attitudini, all’interno del gruppo classe sorgono amicizie, amori, affetti che,, tutti noi ricordiamo con un po’ di nostalgia. Oggi, agli adolescenti è chiesto di farsi da soli senza aiuti e confronti! 

L’unico punto fermo rimasto in questi due anni è la famiglia sia essa allargata, monogenitoriale che deve farsi carico ancor di più di trasmettere valori, di essere di supporto, di rassicurare, in poche parole di esserci!

6. Come comportarsi in quanto genitori

Mi permetto di elencare qui sotto alcuni piccoli accorgimenti per un genitore con un figlio adolescente:

  1. Dargli spazio, lasciare loro i propri tempi;
  2. Spingerli verso il mondo, incoraggiandoli e non screditarli mai ma essere ancora più amorevoli in caso di sconfitta; evitare che usino sempre e solo social
  3. Coltivare un luogo di alleanza e rassicurazione: che può essere con voi genitori ma anche con uno specialista come il pedagogista;
  4. Parlare, con ciò non dico di cose solo personali dell’adolescente ma anche raccontare propri aneddoti di vita;
  5. Ricordare che lo sbaglio, l’insicurezza, il disagio sono momenti fondamentali di crescita: educarli anche al dolore lasciandolo uscire e farlo vivere. Educare quindi alle emozioni e non a sopprimerle perché stupide. Insegnare come esse possano aiutarci a capire chi siamo ed amarle per questo.
  6. Credere in loro ed esserci sempre ovvero parlare delle sconfitte insegnare come lo sbaglio sia un momento difficile certo ma anche di autoanalisi.
  7. Lavorare sul rapporto dei pari e spingere, anche con l’aiuto di un pedagogista, affinché questo possa essere visto come un “mettersi in gioco” e non come uno spazio di chiusura e paura.
  8. Interrogarsi sempre e capire come una cosa possa fare male.
  9. Tenere un diario personale, nessuno deve leggerlo se l’adolescente non ha piacere e inserire qualunque cosa. A distanza di tempo, quando il momento sarà passato, verrà ripreso e rendersi conto di come si sia cresciuti e diventati più forti. Il diario possono scriverlo sia maschi che femmine.
  10. Se un genitore, si rende conto di non farcela chiedere aiuto ad un pedagogista o psicologo per aiutare il proprio figlio.

Utilizzare tutti questi consigli e far tesoro di questo decalogo non sarà facile ma, sicuramente un genitore riuscirà a diventare giusto sostenitore del proprio figlio e, quando sarà ora, questi prenderà il volo senza paure o incertezze.

Rimango a disposizione per uno scambio di idee, un consiglio, o per una chiacchierata fruttuosa.

Vi aspetto nella comunity

Dott.ssa Antea Zenato

Pedagogista clinico

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Antea Zenato
Pedagogista giuridica e clinica
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