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Dott.ssa Giulia Binatti

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Il bambino che piange: 3 cose da considerare

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Il tuo neonato piange? Quando un bambino nasce non possiede ancora la capacità di parlare e comunica quindi il suo disagio in questo modo.. Questo comportamento si è mantenuto a livello evoluzionistico in quanto fa sì che l’adulto si prenda subito cura del bambino per interrompere quello stesso comportamento. Ma cosa succede quando un bambino viene consolato? E cosa quando ciò non accade? Il bambino inizia a costruirsi un’idea di sé e dei suoi adulti di riferimento: vediamo in che modo.

1. Il neonato che piange: introduzione

Quante volte vi è capitato di sentirvi dire “non prenderlo in braccio subito quando piange, se no lo vizi!” e magari avete provato a farlo, ma vi siete sentiti terribilmente in colpa, perché il vostro istinto vi diceva di consolare subito il vostro bambino?

Pensate che la specie umana, così come molte altre specie, è biologicamente predisposta per prendersi cura dei suoi conspecifici, è un fattore necessario per la sopravvivenza! Per questo il pianto di un bambino è spesso intollerabile per noi adulti ed è per questo che sentiamo la spinta a prendercene cura.

2. Cosa pensa il neonato quando piange?

Ma cosa succede nella mente del vostro bambino quando piange?

Il pianto è un segnale che manifesta un disagio ed è l’unico che possiede un bambino piccolo per dire che ha fame, ha sonno, è sporco, prova dolore o semplicemente, si sente solo. Quando il bambino piange lo fa perchè si aspetta che la mamma o il papà vadano in suo soccorso.

Quando questo avviene, in tempi relativamente brevi, il vostro bambino imparerà che quando chiede aiuto trova degli adulti pronti a prendersi cura di lui.

3. Il bambino piange per fare richieste ai genitori

Con il ripetersi di queste esperienze, immagazzinerà un’idea di voi come presenti e disponibili e allo stesso tempo un’idea di sé come degno di attenzioni e di cure. Queste convinzioni su sè stesso si manterranno più o meno stabili nel corso della vita e contribuiranno a farlo sentire un bambino, e poi un adulto, degno di amore.

4. Cosa succede se lasci piangere il bambino

Se invece al suo pianto non troverà risposta, diminuirà gradualmente la richiesta di aiuto, quindi inizialmente piangerà per meno tempo, fino a smettere completamente.

Il bambino imparerà quindi che la sua richiesta di aiuto è vana, perché nessun adulto risponderà. La rappresentazione di voi sarà quindi quella di adulti non disponibili e la rappresentazione di sé sarà quella di un bambino, e poi un adulto, che non merita amore e che quindi deve cavarsela da solo. Questo ovviamente influirà negativamente sul proprio benessere ed è spesso correlato a sintomi di tipo internalizzante, come somatizzazioni e tono dell’umore basso.

5. Conclusioni

Quindi, prendere in braccio un bambino che esprime un bisogno non è un vizio, ma il primo e più grande gesto di amore e comprensione.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Giulia Binatti
Psicologa clinica e consulente sessuale
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