sviluppo del linguaggio
Dott.ssa Anna De Santo

Dott.ssa Anna De Santo

Sviluppo del linguaggio nei bambini [2023]

INDICE CONTENUTI

Conoscere lo sviluppo del linguaggio, a che cosa serve, come lo utilizziamo noi adulti, come si sviluppa nel mondo, come si sviluppa nei bambini e cosa non è, ci aiuta ad orientarci nelle iniziali fasi di acquisizione del linguaggio e nel suo significato profondo, per lo sviluppo della comunicazione.

1. Introduzione

Il linguaggio è uno strumento di comunicazione  che, noi esseri umani, utilizziamo per migliorare le nostre competenze e per dare chiarezza al pensiero che vogliamo esprimere. Sfatiamo un mito, il linguaggio non è sinonimo di intelligenza, bensì,  attraverso il linguaggio, utilizzando correttamente le regole grammaticali che concatenano una frase all’altra,  rendiamo coerente e ordinato il pensiero.

Viviamo, ogni giorno, l’esperienza di vedere crescere e sviluppare   nel nostro bambino talenti, intelligenza, abilità sociale, comunicativa e personalità, in modo unico e irripetibile.

2. Sviluppo del linguaggio: l’ascolto dei genitori

Ascoltando nostro figlio  parlare, proviamo meraviglia, ad ascoltare la velocità e la precisione tecnica, con la quale riesce a rispondere: con dei gorgheggi, inizialmente, a ripetere i suoni che sente, poi a produrre spontaneamente le parole accompagnate dal sorriso,  da gesti di indicazione e di richiesta verso le persone per lui più significative quali: mamma, papà, nonna, nonno, bau , tia ( zia ), o altro ancora, fino a quando giunge alla produzione della prima frase,  momento di profonda emozione per tutta la famiglia. All’interno della nostra famiglia, pensiamo che sia l’unico bambino che sviluppa il linguaggio così, poi ascoltando altri bambini, ci rendiamo conto che le differenze non sono così tante.

Quando ascoltiamo, attentamente, i bambini di pari età che giocano insieme, ci accorgiamo   che posseggono la stessa altezza del tono di voce., molto più alta di quella degli adulti e parlano spediti, allo stesso modo.

3. Sviluppo del linguaggio: come iniziano a comunicare?

Ci rassicuriamo, sentendo che dai due anni e mezzo in poi, la maggior parte dei bambini iniziano a comunicare, con frasi formate almeno da tre elementi, ad esempio: “ho giocato a palla con Filippo”, o, “ ho zokato a paa co Fippo”, non perfetta ma completa .

È importante, sapere che anche   se ogni bambino   è diverso, lo sviluppo del linguaggio   è, al contrario, composto da indicatori   universali, e che esso procede, secondo tappe ben definite.

Il linguaggio è uno strumento che ci serve per comunicare gli uni con gli altri, è un simbolo che utilizziamo per dare un nome agli oggetti, alle azioni, per discutere su vari argomenti.

4. Sviluppo del linguaggio: gli errori degli adulti

 Spesso, noi adulti  ci sbagliamo e pensiamo che un bambino che sta acquisendo il linguaggio sia subito in grado di fare quel passaggio fondamentale dalla pratica alla teoria, dall’oggetto al nome, dall’oggetto alla sua etichetta nella lingua di appartenenza..

In realtà, il bambino impara il linguaggio e il suo utilizzo nell’interazione con l’adulto, in un sistema continuo di stimolazione, dalla pratica concreta al linguaggio astratto, più e più volte ripetuto e assimilato.

Se ogni giorno mangio “la pappa” e chi si occupa di me, mi dice, in modo rituale, ogni volta, avvicinandomi il cucchiaino alla bocca   “am la pappa”, quando avrò  fame imparerò a dire e indicare spontaneamente “pappa”, anche se non avrò il cucchiaino e la pappa davanti a me, pur di soddisfare quella necessità.

5. Sviluppo del linguaggio: gli errori di pronuncia

Nel momento in cui il bambino nominerà, in qualsiasi modo, con qualsiasi pronuncia, un oggetto che non è presente davanti a lui, significherà che avrà cominciato ad utilizzare lo strumento di comunicazione, o, più precisamente,  il codice linguistico  in modo astratto.

Tutto questo succede in qualsiasi nucleo familiare, in qualsiasi parte del mondo si nasca.

Noi adulti non ce ne accorgiamo o non ci facciamo più caso, ma ogni giorno utilizziamo il linguaggio nella comunicazione in modo astratto, simbolico. Se ad esempio io sono in Italia e telefono ad un’amica a Londra e chiacchieriamo del più e del meno e io Le chiedo “che tempo fa a Londra?” e lei mi risponde “It’s cloudy”, “è nuvoloso”,  e conosco la tipica giornata londinese, di pioggerellina battente di cui  ho avuto esperienza, non le chiederò che tipo di nuvole ci sono, come sono fatte, di che colore sono, bensì grazie alla sola parola utilizzata sarò in grado di immaginarla e di rappresentarmela visivamente come se fossi lì.

6. Sviluppo del linguaggio: da parola simbolo a oggetto concreto

Dalla parola simbolo, passando dall’oggetto concreto, in questo caso la nuvolosità, sarò in grado di utilizzare questo simbolo creando nuovi argomenti di comunicazione e conversazione. Attraverso la stimolazione   del linguaggio, è proprio questo che facciamo, accompagniamo il nostro bambino verso la costruzione del simbolo, verso l’organizzazione del pensiero.

Vi è un momento, nella vita di tutti noi esseri umani in cui non comunichiamo attraverso il linguaggio verbale, bensì attraverso il pianto.

7. Conclusioni

Il neonato attraverso il pianto più o meno intenso, fa sapere quali siano i suoi bisogni: se vuole giocare, se ha fame, se ha sonno, se ha male al pancino, se vuole essere preso in braccio, dopo i tre mesi iniziano i primi vocalizzi, i gorgheggi e ogni bambino specializzerà la capacità di ascolto verso la lingua parlata nell’ambiente in cui nasce e l’ascolto dei suoni caratteristici della lingua madre diventerà selettivo. l’avventura del linguaggio inizia così.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Anna De Santo
Logopedista
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