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La relazione di allattamento rende i bambini viziati?

allattamento

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Comprendere i passaggi evolutivi e sfatare falsi miti e credenze sulla relazione di allattamento.

L’idea che il bambino che poppa a richiesta sia un bambino viziato viene spesso nella nostra cultura rimandato ai genitori, magari da nonne preoccupate che hanno cresciuto i loro figli 60 anni fa in cui vi era la cultura degli orari e della regolarizzazione del bambino fin dalla nascita.

1. Si può regolare l’allattamento

Pensare di voler regolare un bambino non è un’aspettativa rispettosa dell’individualità e dell’unicità di ogni relazione.

Perché nostro figlio è unico e in continua crescita e i suoi ritmi e bisogni cresceranno con lui.

Infatti, se guardiamo la nostra vita, nessuno di noi ha degli orari prestabiliti e sempre uguali. Se proviamo a contare quante volte mettiamo in bocca qualcosa come ad esempio una caramella, bere un bicchiere d’acqua, sorseggiare un caffè, pranzare, cenare ecc. ci si renderà conto che non lo si fa 6 volte al giorno ma molte di più.

2. Bisogno biologico o d’affetto?

Perché un adulto può rispondere ai suoi bisogni in base alle proprie esigenze, che possono cambiare in termini di orari e di quantità, che possono arrivare anche a 8/10 volte al giorno e un bambino dovrebbe ad esempio poppare sei volte al giorno ogni tre ore?

Quindi, anche nella relazione di allattamento un bambino procede in base ai suoi ritmi interni biologici e non in base a ritmi esterni decisi da altri.

Il vizio non esiste, semplicemente perché il bambino non sta facendo qualcosa per farci un dispetto o per non seguire le nostre regole, o per un vezzo, ma sta facendo qualcosa in base al suo sentire e chi, meglio del bambino, può sapere quando ha fame, quando ha sete o quando ha bisogno di una coccola?

3. La relazione di allattamento

La relazione di allattamento è un gesto d’amore e non soltanto un modo per nutrire i bambini.

Rappresenta per il bambino la soddisfazione dei suoi bisogni di contatto fisico, di calore, di odore della mamma.

Gradualmente i bisogni del bambino cambiano e quindi cambierà anche la relazione di allattamento.

Almeno nei primi tre mesi il bambino ha bisogno di un allattamento frequente e questo è assolutamente normale.

Successivamente, intorno ai tre quattro mesi noteremo che il bambino da sé, si regolerà diversamente, sarà più interessato al mondo ed è possibile che non sia più così tanto interessato al seno, quindi vedremo un bambino che mentre sta poppando sente un rumore, si stacca e guarda in giro, oppure che è preso dallo scoprire l’ambiente che lo circonda  e non richieda di essere allattato per alcune ore.

4. Allattamento dopo i 4 mesi

In alcune fasi potrebbe esserci una maggiore richiesta di essere allattato in altre una maggiore autonomia, in base allo sviluppo e al temperamento di quel bambino e in base alla relazione di allattamento che si è costruita nelle fasi precedenti.

Infatti, durante la crescita ci saranno nuove scoperte e lo sviluppo di nuove competenze come: vocalizzare, stare seduto, mangiare, gattonare, camminare ecc..

Queste nuove abilità se da una parte sono per il bambino sorprendenti, dall’altra parte possono essere anche spaventose e quindi è molto probabile che tornerà a poppare più spesso alla ricerca di  fiducia, conforto e sicurezza.

La relazione dell’allattamento in un unico gesto risponde a tutti questi bisogni del bambino.

Nel lasciarci guidare da questa relazione, scopriremo che il bambino sa, è parte attiva della relazione ed è importante che sia ascoltato.

La relazione di allattamento risponde non solo ai bisogni nutritivi del bambino ma anche a quelli emotivi e questo è qualcosa di sano. Infatti, potrebbe chiederci di poppare quando si sentirà stanco o spaventato per qualcosa che gli è successo.

Anche quando è più grandicello tornare alla relazione di allattamento è per il bambino tornare alla sua base sicura, da cui prendere energie e ritornare a scoprire il mondo che lo circonda.

5. Esistono oppure no i vizi legati all’allattamento?

I vizi non esistono, sono retaggio di una cultura “analfabeta emotiva” direbbe lo psicologo Daniel Goleman.

Rispondere ai bisogni emotivi è qualcosa di sano e la relazione di allattamento è un modo di essere in relazione con i sentimenti e i bisogni dei nostri bambini.

Con il passare del tempo saranno i bambini a farci capire quando introdurre nuove routine.

Infatti, ad esempio con il tempo ci accorgeremo che per il bambino non sarà più sufficiente essere allattato per addormentarsi e quindi potremo introdurre, ad esempio la routine della lettura delle immagini di un piccolo libretto.

La relazione di allattamento quindi non è un vizio, è un modo di rispondere ai diversi bisogni del bambino nelle varie fasi di sviluppo ed è qualcosa che facilita il lavoro della mamma, non lo complica, se visto nell’ottica della relazione empatica, intesa come una forma di accoglienza nella quale offriamo due cose essenziali: spazio interiore e considerazione.

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