Il co-sleeping è una pratica che sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni e segna un’inversione di rotta rispetto al pensiero diffuso fra mamme e pediatri fino a qualche tempo fa. Sulla scia del successo delle teorie che rivalutano l’importanza di un “ritorno alla natura” nel rapporto mamma-figlio, come l’allattamento su richiesta al posto di quello a tempo, il bonding, il rooming inn, etc., anche il co-sleeping si sta diffondendo sempre più. Ma vediamo di cosa si tratta.
1. Co-sleeping: cosa significa?
Oggi andremo a vedere come mai negli ultimi anni sembra essere tanto in voga la pratica del co-sleeping.
Con co-sleeping si intende letteralmente “dormire insieme”, nella stessa stanza o nello stesso letto. C’è stata un’inversione di rotta rispetto a qualche anno fa, quando la tendenza era quella di far dormire i bambini già a tre mesi, o anche prima, da soli. Questa pratica era sostenuta dall’intenzione di voler abituare i bambini ad essere autonomi e indipendenti già da piccoli.
Andiamo a vedere le evidenze scientifiche a sostegno del co-sleeping.
2. Co-sleeping: 4 evidenze scientifiche
- Prima di tutto è stato riscontrato che a 5 anni non esistono differenze a livello di sviluppo cognitivo, comportamentale o di autonomia nei i bambini che dormono nella stessa stanza o nello stesso letto dei genitori rispetto a quelli che dormono da soli.
- È stata poi riscontrata una riduzione dell’ormone dello stress, il cortisolo, nei bambini che dormono insieme ai genitori.
- La qualità del sonno totale sembrerebbe essere migliore nella madri che dormono insieme ai figli. Questo perché probabilmente nonostante i risvegli possano essere più frequenti, la durata del risveglio si riduce, in quanto non è necessario alzarsi e stanza.
- il co-sleeping sembrerebbe migliorare anche il tasso di crescita, la digestione, la frequenza cardiaca e respiratoria e la temperatura corporea nel bambino. Oltretutto, favorirebbe l’allattamento e la conseguente produzione di ossitocina nella madre che sappiamo andare ad aumentare lo stato di calma e rilassatezza sia nella madre che nel bambino.
3. Co-sleeping: conclusioni
Quando si parla di co-sleeping, la cosa che probabilmente preoccupa di più riguarda la SIDS, la “Sudden INfant Death Syndrome”, che non è una vera e propria sindrome ma riguarda le morti in culla che non sono riconducibili ad altre patologie, malformazioni o eventi dolosi.
Nel co-sleeping, l’aumento del rischio di SIDS è riscontrabile solo nei casi in cui le madri siano fumatrici, sottoposte a terapia sedativa, abbiano problemi di obesità, se dormono insieme con il bambino sul divano o in poltrona.
Nonostante ciò, l’American Pediatric Association raccomanda di dormire nella stessa stanza o nello stesso letto con il bambino almeno fino ai 6 mesi per ridurre il rischio di SIDS.