Che cos’è l’approccio pedagogico basato sull’empatia, come educare i figli con empatia, come sviluppare fiducia reciproca per costruire relazioni educative familiari sane.
1. Genitori ed educazione
Se pensiamo all’educazione di un figlio, come all’insegnargli a rispettare le regole, i valori della famiglia a essere “bravo” e “educato”, allora immaginiamo il bambino come un contenitore vuoto, da riempire.
Anche le istituzioni scolastiche spesso sono orientate a immettere nell’alunno nozioni, abilità, competenze e apprendimenti. È davvero questa l’educazione?
Propugniamo tanto l’importanza dell’autonomia e poi allo stesso tempo chiediamo ai figli di essere autonomi sì, ma che facciano le cose che decidiamo noi adulti.
2. Educazione genitoriale secondo la pedagogia
Questo modello di educazione, dove è l’adulto che insegna e il bambino che impara, è sostenuto poi da tutta una serie di pratiche che avvallano i premi e le punizioni, le caramelle e i castighi.
Nel mio lavoro di Pedagogista vedo che ancora persistono sistemi educativi fondati sul convincere il figlio, a fare questo o quello. Tutto questo vestito dalla convinzione: “Lo facciamo per il tuo bene”.
In questo modello c’è chi vince e chi perde, chi comanda e chi esegue, chi impone e chi obbedisce e quando i bambini, i ragazzi o gli alunni non fanno quello che vogliamo noi, siamo assaliti da un senso di rabbia e d’impotenza.
Il potere più grande che possiamo avere, non è certo sugli altri, ma su di noi. È questa la grande lezione che la Pedagogia basata sull’empatia, ci dona ogni giorno. Ecco allora che educare con empatia, vuol dire rispettare il proprio sentire e quello dell’altro, vuol dire restituire significato a ciò che ognuno di noi grande o piccolo sente dentro di sé, è crescere i propri figli con fiducia che loro non sono scatole vuote ma anime profondamente sensibili e portatrici di un grande potere: quello di farci crescere insieme con loro.
3. Qual è il compito dei genitori?
Quando invece i comportamenti dei bambini e dei ragazzi possono sembrare ai nostri occhi incomprensibili, è quello il momento per fermarsi a osservare, ad ascoltare senza giudicare, ma lasciandoci la possibilità di non sapere e di non saltare a conclusioni affrettate, perché ogni persona ha sempre un motivo valido per esprimere i suoi no e i suoi dissensi.
Il compito di ogni genitore e educatore è di ascoltarli e creare quell’ambiente accogliente e fertile perché ogni competenza possa dare frutto. Educare con empatia vuol dire allora entrare in relazione con i nostri figli, vuol dire arricchirci dell’ascolto di un altro essere umano che è venuto a dirci qualcosa: “Guarda c’è un’altra vita, vivi meglio” come diceva Maria Montessori nel suo libro Il bambino in famiglia.
Significa provare a metterci nei suoi panni, per sentire come lui sente, per vedere come lui vede e per osservare come appare a lui il mondo. Significa superare il concetto che educare vuol dire mettere dentro qualcosa, ma cambiare prospettiva e ascoltare cosa il bambino ha dentro di sé, per promuovere un clima che lo faciliti a tirare fuori tutto il suo potenziale.
4. Crisi del ruolo educativo dei genitori
L’empatia ci insegna a essere un altro tipo di adulto, diverso da chi detta le regole o che spiega al bambino cosa deve fare. Un genitore e educatore empatico è invece capace di stare in relazione anche nei disaccordi, che immancabilmente ci sono in ogni relazione, perché sa superare i concetti di chi ha ragione e chi a torto e sa mettersi all’altezza del figlio, per rispettare i suoi tempi, essere con lui nelle frustrazioni, senza per forza volerle risolvere al suo posto.
Sempre più spesso invece mi capita di ascoltare adulti che scoprono che l’autorità, l’educazione fondata sulla paura, man mano che i figli crescono non funziona più e il genitore si sente frustrato nel non avere più alcuno strumento educativo perché l’uso del potere sugli altri mina le relazioni.
La crisi del ruolo educativo è spesso collegata alla fragilità degli adulti scriveva Alba Marcoli nel libro La rabbia delle mamme: “Non è facile però uscire dagli schemi rigidi, sono quelli che sostengono le nostre fragilità: più ci si sente fragili e più si ha bisogno di puntelli solidi per stare in piedi”.
5. Genitori empatici: comeprovare ad esserlo
Il non crescere nella propria intelligenza emotiva, ci porta al perpetuare in questi schemi rigidi che si esprimono con la mancanza di ascolto dei bisogni dei nostri figli e dei nostri sentimenti e quindi all’uso di modelli educativi autoritari o permissivi, spesso semplicemente perché ciò, è stato fatto con noi.
Questa sordità emotiva ci porta anche a incolpare l’altro, dicendogli che è lui che ci fa arrabbiare, è lui che ci rende insoddisfatti, senza assumerci la responsabilità delle nostre emozioni.
Essere empatico invece, vuol dire essere in connessione con noi stessi, accogliere i nostri sentimenti e bisogni e prendercene cura, riuscire ad esprimerli con messaggi in prima persona in empatia con noi stessi come: “Quando vedo questo … Io mi sento…” oppure offrire empatia al proprio figlio, invece che continuare ad usare i giudizi squalificanti o far finta di niente.
Ecco allora che si apre un nuovo modo di fare educazione, come genitori che vogliono creare una relazione sana, improntata al dialogo con i propri figli, quella di una pedagogia basata sull’empatia.