amici in adolescenza
Dott.ssa Stefania Ravasi

Dott.ssa Stefania Ravasi

Amici in adolescenza: quanto sono importanti?

INDICE CONTENUTI

Quanto sono importanti gli amici in adolescenza? A questa età, il gruppo dei pari costituisce un vero e proprio “laboratorio sociale”: è in esso che l’adolescente si sperimenta e fa delle prove per raggiungere un obiettivo fondamentale di crescita, quello di trovare la propria identità.

1. Quanto sono importanti gli amici in adolescenza?

Ciascun genitore avrà sperimentato sulla propria pelle quanto i figli appartenenti all’età della preadolescenza e dell’adolescenza spesso preferiscano la presenza di amici e coetanei alla loro, e forse altrettanto spesso ciascun genitore avrà provato dei vissuti di esclusione rispetto a queste preferenze.

In realtà, se ci soffermiamo un attimo a pensare, forse possiamo capire come, insieme a questo comprensibile ma naturale dispiacere, fin dall’inizio siano stati i genitori stessi a favorire incontri e tempi dedicati ad altri coetanei, mandando i figli all’asilo, organizzando feste di compleanno o iscrivendoli all’oratorio, o a fare sport…

Fin da quando sono molto piccoli quindi, i genitori pensano ai figli come capaci, geneticamente predisposti a costure legami di amicizia ma soprattutto riconoscono il bisogno fisiologico e innato che la specie umana ha, a partire dalla più tenera età, a tessere relazioni. L’uomo è un animale sociale, vive di relazioni da cui ricava un nutrimento psicologico importante, diverso a seconda dell’età.

2. Amici in adolescenza: un passo indietro

La prima infanzia è infatti generalmente conosciuta come l’età dell’amico del cuore: la sua importanza risiede nel fatto che questa relazione diadica, di coppia, aiuta i bambini che ne fanno parte a sviluppare competenze sociali e cognitive, come la sensibilità, l’empatia, la capacità di pensare a punti di vista differenti; inoltre, è una palestra per l’affermazione reciproca e la cooperazione in cui, grazie al gioco, vengono messi in opera i primi rudimenti delle regole sociali.

Dopo questa fase, è la volta del gruppo. La preadolescenza è il periodo in cui i coetanei assumono maggiore importanza rispetto a prima.

Certo, anche da bambini si hanno gli amichetti, si cercano i compagni per giocare e per condividere le esperienze, ma queste relazioni sono, per lo più mediate dai genitori e dagli adulti e riguardano soprattutto l’aspetto ludico della vita di un bambino.

Quello che cambia, nella preadolescenza, è che il coetaneo assume una nuova funzione: si tratta di un vero e proprio laboratorio sociale in cui l’adolescente si sperimenta e compie delle prove per raggiungere un obiettivo fondamentale di crescita, quello di trovare la propria identità.

All’interno di un gruppo infatti si sperimentano nuovi aspetti di sé e si mettono alla prova le proprie competenze affettive e relazionali, fondamentali per la scoperta del vero Sé e per l’assunzione di una condizione di soggetto autonomo e responsabile.

In genere si tratta di un gruppo monosessuato (solo maschi, solo femmine) che è compatto, complice e, a volte in rivalità con il gruppo del sesso opposto.

Questa forte divisione tra i sessi ha la funzione di rendere ancora più visibili e nette  le differenze fra i sessi e aiuta i preadolescenti a definirsi nella formazione della loro identità, per omologazione rispetto al gruppo dello stesso sesso e per differenziazione rispetto al gruppo del sesso opposto.

3. Amici in adolescenza: il valore del gruppo

Troviamo nel valore del gruppo quindi due aspetti fondamentali: il confronto con i coetanei e la ricerca di un nuovo senso di appartenenza, al di fuori della famiglia e nei confronti del gruppo, che svolge quindi una funzione transitoria nel passaggio da figlio dipendente a soggetto autonomo.

Il gruppo rappresenta quindi una sorta di nuova famiglia sociale, all’interno della quale sperimentare nuovi aspetti di sé e di messa alla prova delle proprie competenze affettive e relazionali, lo sviluppo di un sistema di valori che guidi in modo progressivamente autonomo le proprie scelte e azioni quotidiane, tutti aspetti fondamentali per la scoperta del vero Sé.

Il gruppo è dunque un banco di prova, con esso  non si condivide semplicemente il tempo libero, ma anche e soprattutto sentimenti, segreti, desideri, interessi e problemi, ci si identifica con il gruppo, con i suoi valori e ci si separa man mano dalle figure genitoriali, per diventare adulti e autonomi da un punto di vista psicologico.

È nel rapporto con i coetanei che ci si fa un’idea di come diventare uomini e donne, s’impara come amare, come lottare, si pensa a quale sia il lavoro adatto per noi e si formano anche degli ideali. Si tratta di uno spazio di confronto e rispecchiamento che possiede delle regole, a volte opposte a quelle del mondo degli adulti, e risponde a bisogni specifici: affrontare nuove esperienze, scoprire e mettere alla prova le proprie capacità e ricercare nuove emozioni.

Tuttavia, sono proprio le uscite e le richieste dei ragazzi di trascorrere molto più tempo con gli amici che con la famiglia, a diventare spesso terreno fertile per discussioni e scontri con i figli.

4. Il bisogno di crescita

È importante che il genitore comprenda il bisogno di crescita del figlio, senza mettere a sua volta un muro solo perché si sente spodestato dal suo ruolo e in qualche modo escluso dalla sua vita.

È fondamentale che i genitori reggano a tutti questi cambiamenti, senza sentirsi rifiutati e tollerando la normale esclusione, sostenendo i ragazzi e monitorandoli, dandogli la possibilità di sperimentarsi e crescere, pur restando sempre un punto di riferimento per loro! Sono proprio le uscite e il fatto che i ragazzi desiderano trascorrere molto più tempo con gli amici che con la famiglia, a diventare spesso terreno fertile per discussioni e scontri con i figli.

È vero, il tempo che preadolescenti e adolescenti trascorrono a parlare, a chattare, a giocare con gli amici è tanto ma i genitori sono chiamati a comprenderne il senso e il significato.

Ciò non significa autoescludersi dalla vita dei ragazzi, quanto piuttosto porre la relazione su un nuovo piano, costruito sui normali cambiamenti dei propri figli e sui nuovi bisogni emersi.

5. Cresciamo insieme ai nostri figli

Non abbandonarli, ma continuare a essere presenti per loro:

stabilendo regole chiare date per tutelare la crescita dei figli e continuare a proteggerli da eventuali rischi: la differenza ora è che non vanno imposte, ma condivise, e gli orari andrebbero stabiliti insieme, trovando un compromesso che tenga conto anche delle esigenze e dei bisogni di vostro figlio. L’autonomia va conquistata passo dopo passo e le concessioni devono essere graduali, in base all’età, al livello di maturità psicologica e dal contesto in cui si vive.

stipulando un patto di sincerità. È importante che vostro figlio comunichi il posto in cui esce, i locali che frequenta, gli amici con cui si ritrova, e avvisi in caso di imprevisto o problema se si cambiano i programmi. Voi dovete essere sempre al corrente di dove poterlo trovare, pronti a intervenire per qualsiasi evenienza.

combattendo contro la vostra ansia. Una volta dato il permesso per l’uscita, evitate di telefonargli continuamente per monitorare cosa stanno facendo, con chi sono e il luogo in cui si trovano. I genitori devono dare fiducia e rispettare il tempo fuori casa dei propri figli senza invasioni, altrimenti si sentiranno oppressi e penseranno che non vi fidate di loro.

6. Regolare le richieste di un bambino che sembra essere tornato indietro

Non ci deve essere un genitore buono e uno cattivo. non fa assolutamente bene in termini di relazione genitore-figlio che uno abbia un ruolo più autoritario e l’altro più lascivo e permissivo. In questo modo si tenderà a scavalcare il genitore più severo per paura di ricevere l’ennesimo “No!”, mettendo l’altro genitore in una posizione scomoda, cercando di manipolarlo per ottenere maggiori libertà.

Ascoltate prima di attaccare. Anche se a volte alcune loro richieste potranno sembrarvi bizzarre o infantili, cercate di comprendere la motivazione sottostante, perché molto spesso i ragazzi seguono quello che fa il gruppo, per identificarsi e sentirsi accettati. Spesso potrete avere l’impressione di parlare un’altra lingua o di non riuscire a comunicare in modo efficace con loro, perché quello che per voi può essere logico, potrebbe non avere senso per vostro figlio, o viceversa. Quindi prima di agire d’impulso, mettetevi in ascolto per comprendere il loro bisogno, evitando critiche eccessive.

La flessibilità vi aiuterà a non spezzarvi. E’ un aspetto da tenere sempre bene a mente, perché atteggiamenti troppo rigidi favoriscono in loro la voglia di trasgredire, alimentando comportamenti aggressivi e di ribellione. Tuttavia l’elasticità va a braccetto con la fiducia e se i figli dimostrano di rispettare i loro doveri e impegni si può essere anche più magnanimi e di tanto in tanto fare qualche strappo alle regole e concedere qualche spazio in più.

Crescere e diventare autonomi è una grande sfida per i ragazzi, ma allo stesso tempo lo è anche per i genitori, alla continua ricerca del giusto equilibrio nella guida dei propri figli.

Ti è piaciuto questo articolo?
Condividilo con chi ami 💙

Articolo realizzato da:
Dott.ssa Stefania Ravasi
Psicologa psicoterapeuta dell’età evolutiva
5/5
Articoli correlati
Video correlati
Altri esperti che parlano di questi argomenti

Maria Luisa Roberti

Pediatra

Elisa Trezzi

Pedagogista e insegnante di massaggio infantile AIMI

Carol Pizzolante

Psicologa clinica e arteterapeuta

Giulia Binaghi

Psicologa clinica e psicoterapeuta dell'età evolutiva

Crea gratis il tuo profilo e ricevi i contenuti adatti alla tua famiglia